La Storia del Santuario
In epoca remota, in prossimità della curva a gomito, dove oggi sale la scalinata, sorgeva una fornace nella quale da tempo si verificavano problemi nella cottura dei mattoni. Gli operai decisero di raccomandarsi alla venerata immagine della Madonna custodita nella “santella” vicina; dopo le fervide preghiere dei casalmoresi la fornace sfornò “suonanti quadrelli”!
Con l’evento prodigioso il dipinto della “santella” fu oggetto di venerazione da un numero crescente di persone tanto da doverlo trasportare nella Parrocchiale ma l’effigie tornò per ben tre volte nelle immediate vicinanze della “santella”, posandosi su un pioppo. Il miracolo spinse gli abitanti di Casalmoro ad erigere il sacro tempio alla sommità di una collinetta artificiale. Il documento più antico in cui si fa menzione del Santuario risale al 1556, promotori i frati Capuccini, ed è del 1780 la posa della prima pietra per l’intervento di riedificazione del santuario.
IL DOSSO: VINCOLO DI COESIONE
Il Santuario è un punto di riferimento o meglio ha segnato e segna tutt’ora l’esistenza dei casalmoresi. Al Dosso si respira un clima particolare; ogni fratello bisognoso di un aiuto divino trova nella Madonna del Dosso conforto nelle difficoltà. Il miracolo antico si ripete anche oggi perché è alla Vergine che viene affidata l’esistenza dei casalmoresi e per la richiesta della Sua intercessione, si innalzano preghiere e suppliche. Come è possibile non respirare la fede e la storia del Santuario e come è possibile non sentirsi maggiormente fratelli, uniti e coesi in una così preziosa storia?
IL 21 NOVEMBRE: LA FESTA PER CELEBRARE LA VERGINE
La festa del 21 novembre è accompagnata da riti che, pur non strettamente religiosi, si ripetono da almeno due secoli, secondo regole non scritte ma codificate in modo definitivo e trasmesse da generazione in generazione. Si perde nella notte dei tempi la pratica di far esplodere i mortaretti; i botti annunciano la sagra, che coincide nel calendario liturgico con la presentazione di Maria al Tempio.
L’esplosione di alcuni colpi nel pomeriggio, alle 16.30, della vigilia ricordano con il suono delle campane a martelletto, l’approssimarsi della festa. Ulteriori botti precedono la Messa mattutina delle 5.30 e le altre celebrazioni della giornata ed esplodono all’Elevazione e dopo la benedizione solenne. Il mezzodì seguente la sagra vede gli ultimi spari per l’addio alla festività. Da sempre “i mortaristi” preparano la festa e danno una mano nella cura del Santuario. La sagra fa parte della vita e nasce prima nel cuore di tutti i casalmoresi e poi concretamente perché tutti danno una mano. Ruolo di primaria importanza se non di assoluta centralità. In effetti nel corso del Novecento si sono svolte cerimonie che hanno visto pellegrina proprio la versione lignea della Madre con il Bambino: dalle uscite per il paese nel secondo dopoguerra, alla celebre incoronazione avvenuta nel 1958 in presenza del Vescovo. Anche oggi continua, come del passato, questa preferenza nella forte devozione alla Madonna del Dosso.
PARTICOLARI ARTISTICI
Sulla parete di sinistra è rappresentato il peccato originale, mentre sulla parete di destra si trova l’incoronazione di Maria. Entrambe le tele sono attribuite a Padre Enrico da Torino e risalgono agli anni ’30 del Novecento. Nella controfacciata è presente il dipinto che raffigura la Presentazione di Maria al Tempio, la festa liturgica della sagra del 21 novembre. L’artista, sconosciuto ma della scuola lombarda, realizzò quest’opera tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del successivo e pare aver tratto ispirazione dall’omonimo lavoro del Tiziano conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia.